Cenni storici
Le origini di Carmiano sono antichissime. La Puglia si suddivideva in Daunia, Peucetia e Messapia, e di quest'ultima area faceva parte Carmiano.
Ipotesi sulle origini del nome
Per quanto riguarda la derivazione del nome si fanno varie ipotesi: una è quella di far derivare il nome Carmiano da "Carmen", cioè "canto", oppure da "Carminio", in considerazione del colore rosso della terra. Secondo invece la versione del Ferrari e di tutti gli scrittori di storia patria a lui succeduti, quali il Tasselli, il Marciano, l'Arditi, il Coco ed altri ancora, il nome "Carmiano" deriva da "Carminius" , valorosissimo centurione romano al quale il Senato della Repubblica assegnò cento iugeri di terreno della Messapia quale premio per le sue imprese gloriose. Egli prese dunque possesso di quelle terre stabilendovi la sua dimora unitamente ai suoi familiari ed ai numerosi suoi fedeli soldati. Dopo la sua morte quelle terre passarono in eredità ai suoi successori col nome di "Praesidium Carmianensis", ovvero "Carminianum".
L'epoca romana
Carmiano, secondo alcuni scrittori, ebbe un periodo di vero splendore nei primi secoli dell'Impero Romano, quando grazie al suo meraviglioso clima temperato, alla lussureggiante vegetazione delle sue selve ed alla ubertosità dei suoi vigneti, diventò patrimonio privato degli Imperatori e venne a godere di particolari privilegi.In seguito alla caduta dell'Impero Romano, anche Carmiano decadde. Ebbero inizio le incursioni barbariche e il paese fu distrutto più di una volta.
Il Medioevo
Carmiano venne ricostruito durante la dominazione bizantina , ma non più sulle sue stesse rovine. In un passato piuttosto recente, in occasione di lavori di sterramento, furono ritrovate, nelle contrade "Maggi" e "Saraceni", tracce di muri, forse resti dell'antico villaggio di Carmiano, ed alcune tombe distrutte, dove furono rinvenuti degli oggetti.In seguito alle devastazioni dei secoli IX e X, compiute nell'intero Salento ad opera dei Saraceni, degli Ungheri e degli Slavi, nessuno degli storici parla più di Carmiano sino all'anno 1000.Durante il Feudalesimo Carmiano fece parte della Contea di Lecce.
Il governo dei Padri Celestini
Dal 1448 al 1807 fu sotto il governo dei Padri Celestini , che erano arrivati numerosi a Lecce nell'anno 1353 per merito del conte Gualtiero di Brienne. Fu questa per il paese un'epoca di pace, di serenità e di prosperità. Anche a Carmiano i Padri lasciarono il segno della loro tangibile operosità, come testimonia "Palazzo dei Celestini", situato nel centro storico sulla via provinciale per Lecce.
Dal Risorgimento ai due conflitti mondiali
Durante il Risorgimento Carmiano prese parte attiva all'azione della rinascita nazionale. Furono un gruppo di uomini colti e il clero intelligente a farsi portavoce di una nuova concezione politica e, nello stesso tempo, informatori di quanto avveniva in ogni parte della penisola. Allorquando Federico II di Borbone, il 29 gennaio 1848, concesse la Costituzione , anche a Carmiano come avveniva in tutta l'Italia, ebbero luogo manifestazioni patriottiche con canti, suoni e sventolio di vessilli tricolori, festeggiamenti che ebbero luogo anche in occasione delle gloriose imprese compiute da Vittorio Emanuele e da Garibaldi. Il 21 ottobre 1860 si svolse anche a Carmiano il plebiscito in favore di Vittorio Emanuele per l'annessione del Napoletano al resto d'Italia, ed ebbe esito favorevole. Numerosi furono i cittadini carmianesi e maglianesi che diedero il loro contributo, anche con la perdita della vita, alla causa del Risorgimento d'Italia, del conflitto Italo-Turco del 1912 e dei due conflitti mondiali.
Fonte Giovanni Paticchia, "Carmiano e Magliano - Compendio di storia patria", Panico, Galatina (Le), 2000
STEMMA: Risalente all'XI secolo, quando i Normanni attribuirono un emblema a ogni città, paese e villaggio del regno
Lo stemma di Carmiano è rappresentato da uno scudo in cui campeggia, racchiuso in un medaglione sormontato da una corona aurea, un "albero di pino" con al centro della chioma una "stella d'oro" ed ai piedi del tronco, ad una certa altezza dal terreno, due strisce parallele di color marrone.
L' albero di pino fu scelto in quel tempo come emblema di Carmiano perchè era l'albero sempreverde per eccellenza e il più diffuso nella piana del nostro feudo.
Le strisce parallele stanno a rappresentare i confini entro i quali l'albero di pino si stagliava all'orizzonte maestoso e superbo.
La stella d'oro rappresenta il dovizioso Comune di Carmiano, stimato tale non solo per la ricchezza e la bontà dei prodotti della sua terra feconda, ma, anche e soprattutto, per la nobiltà della sua antichissima origine.
Fonte: Giovanni Paticchia, "Carmiano e Magliano - Compendio di storia patria", Panico, Galatina (LE), 2000
La cappella della Beata Vergine Maria di Costantinopoli, detta “del Turriso”
La cappella è dedicata alla Beata Vergine Maria di Costantinopoli ed attestata per la prima volta nella visita pastorale del 1640. Nei documenti è accompagnata dall’appellativo “del Turriso” preso probabilmente dal nome del proprietario del terreno. Nella cappella si conservava un affresco della Vergine Odighìtria e tra il 1720 e il 1754 venne sostituito da una tela della Vergine di Leuca. La cappella sopravvisse alla corrosione del tempo, agli acquazzoni, ad un fulmine e persino ai bombardamenti del 1943, come raccontatoci da Mons. Paladini. Grande era la devozione dei carmianesi verso la Vergine Maria che, nonostante la cappella crollò quattro volte, per ben cinque volte gli abitanti s’impegnarono a riedificarla a spese proprie. La cappella attuale fu costruita nel 1963 su progetto dell’architetto Gaetano Cappello. Fin dal 1939, salvo qualche parentesi, è ancora la mèta della festa denominata “Lu Riu” celebrata nel giorno di Pasquetta.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 100-105)
La cappella de “La Cona”
Questa cappella non è mai stata descritta in nessuna visita pastorale e persino il Paladini affermava: «non ne ho trovato nessuna menzione in documenti scritti, per quante ricerche abbia fatto» (1938). Proprio il Paladini la ricorda come meta di rifugio di viandanti e contempi in tempi di pioggia e persino come obiettivo di vandalismo. La cappellina è stata tenuta in considerazione dal popolo che, durante le carestie, pestilenze, siccità, era solito recarsi in processione per richiedere l’allontanamento dei pericoli. Gli ultimi cortei processionali furono organizzati nel 1890. Fu restaurata la prima volta nel 1877, poi nel 1928 e nel 1988 per l’ultima volta. All’interno vi è conservata una riproduzione fotografica di un antico Crocifisso della Chiesa Madre.
Oggetto molto interessante di studio è il nome con cui è denominata la cappella: “La Cona”. Molti studiosi fanno derivare il nome da “icona” (= immagine sacra), ma stando alle fonti non vi è mai una documentazione circa la presenza di un’immagine sacra. Basandosi sulla geografia del territorio e da alcuni toponimi documentati nel 1748, il nome potrebbe derivare da “laccoma” (= larga cavità del suolo).
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 134-135)
La cappella della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
La “cappella del Carmine” sorse nel 1720 circa grazie alla devozione dei fedeli della contrada denominata “Lo Murra”. Vi era una tela dedicata alla Madonna del Carmine assieme a dei doni ex voto. Nel 1844 a causa di un fulmine crollò rovinosamente.
Verso il 1860, Oronzo Paolo, ricco proprietario, cominciò a costruire l’odierna cappella e vi fece dipingere una nuova tela. Come testimoniato dal Paladini, intorno al 1880 don Raffaele Ciccarese, terminò e abbellì la chiesa con l’attuale simulacro della Vergine, e con delle belle pitture, attualmente, per il momento non visibili.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 85-87)
La cappella dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria
Secondo una tradizione popolare, che non trova riscontri nella documentazione storica, ma tramandata dagli abitanti e trascritta per la prima volta dal Paladini nel 1937, racconta la vicenda del ritrovamento dell’affresco della Vergine Immacolata. La Vergine Maria sarebbe apparsa ad una pia vecchiarella rivelandole che presso un pozzo vi era una pila con una sua raffigurazione, da portare in paese e da custodire in una chiesa in suo onore. L’anziana devota assieme al parroco e al popolo si recarono presso il luogo e processionalmente portarono l’effige in paese con un carro trainato dai buoi, i quali si fermarono nei pressi dell’attuale cappella. I devoti allora lo interpretarono come una volontà divina e iniziarono a costruire la cappella.
Stando alle fonti e alla documentazione storica, la pila fu ritrovata nelle campagne limitrofe e subito fu oggetto di preghiere e di grazie che piovevano dal cielo in maniera copiosa. Grazie alle offerte e al materiale da costruzione raccolto, nel 1654 iniziarono i lavori con la posa della prima pietra e terminati nel 1667 circa con l’inserimento della pila nell’altare barocco attribuito a Giuseppe Zimbalo.
L’affresco situato nell’oblò dell’altare centrale, raffigura la Vergine Immacolata e potrebbe risalire al periodo della Riforma Cattolica del XVI secolo. In seguito al Concilio di Trento vari pittori iniziarono a scrivere trattati su come raffigurare il mistero dell’immacolatezza della Vergine Maria e l’affresco carmianese rientra pienamente in questi canoni. Maria è posta in una mandorla, coronata di stelle, attorniata da alcuni simboli delle litanie mariane e sul suo capo vi è la scritta “[AMIC]A MEA E[T] MACV[LA]”.
La chiesa è ad una sola navata ed oltre all'Altare Maggiore, vi sono altri quattro altari disposti simmetricamente sulle fiancate laterali, ciascuno adornato da una tela del santo titolare (San Francesco di Paola, Sant’Antonio da Padova, Santa Rosa da Lima e la Deposizione). Ai lati dell’altare maggiore e all’ingresso della chiesa vi sono sei tele raffiguranti la vita della Vergine Maria.
Dopo il 1685 iniziarono i lavori per costruire la sacrestia che fu adornata di pregevoli affreschi: alcuni, conservati fino ai giorni nostri come quello del Crocifisso con ai lati santa Teresa d’Avila e santa Maria Maddalena de Pazzi, altri rinvenuti e restaurati nel 2018 come l’affresco con il San Giovannino e i quattro quadretti raffiguranti la cappella dell’Immacolata e varie scene paesaggistiche.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 109-128).
La cappella della Beata Vergine Maria del Rosario di Pompei
Le maggiori informazioni circa questa cappella ci giungono da Mons. Paladini, il quale ricorda che la cappella sorse verso il 1890 ad opera di don Giacomino De Simone, professore nel Ginnasio del Seminario leccese e Canonico Tesoriere della Cattedrale, il quale trascorreva l’estate nella casa adiacente e soleva celebrare la messa tutti i giorni. La cappella passo di proprietà del dott. Verrienti Pasquale, venduta poi alla signora Luisa Imbriani e in seguito alle sue figlie Caricato.
La cappella sorge nella contrada “Carli” sulla Strada Comunale Vecchia Campi. Ha la facciata cuspidata presenta un portale con lunetta, due paraste laterali, è presente un piccolo campanile a vela con campana e all’interno l’altare è addossato alla parete.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, p 136).
La cappella antica di San Giovanni Battista
Questa cappella sorse per sostituire l’omonima chiesa cinquecentesca, prima parrocchia carmianese e in seguito sede della confraternita giovannea. Dopo aver provato a recuperare l’antica chiesa, si decise di abbatterla a causa dei numerosi interventi da effettuare e i lavori di costruzione iniziarono nel 1877 e terminarono nel 1882. Nel 1971 la Confraternita decise di costruire una nuova chiesa e questa cappella passò di proprietà della chiesa Matrice. Nel 1994, durante i lavori di sostituzione del pavimento maiolicato del quale rimane solo la raffigurazione dell’Agnus Dei, furono rivenute due tombe e parti del muro perimetrale della vecchia chiesa.
La chiesa ha forma rettangolare ad una sola navata, con una piccola abside semicircolare chiusa da un arco che poggia su due colonne con bellissimi capitelli di stile corinzio. Dello stesso stile sono i capitelli delle colonne che chiudono i diversi cappelloni della chiesa con archi a tutto sesto. La facciata è molto alta ed ornata da due lesene lisce, è inoltre spezzata da un cornicione sormontato da un timpano. Al centro dell’abside vi è custodita la statua di San Giovanni Battista e ai lati della navata vi sono quattro nicchie disposte simmetricamente contenenti altrettanti simulacri santoriali.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 91-94).
La cappella nuova di San Giovanni Battista
Nel 1971 la Confraternita di San Giovanni Battista sentì la necessità di erigere una nuova chiesa in una contrada periferica del paese, alla confluenza di via don Alessandro Niccoli con via Firenze. La chiesa fu progettata dall’architetto Gaetano Cappello e i lavori iniziarono nel 1971 e terminarono l’anno seguente. Il suo complesso è costituito da tre corpi di fabbrica: la chiesa, la sacrestia e la sala riunione dei congregati. La chiesa è retta da otto pilastri a sezione rettangolare disposti su un perimetro di una corona circolare. L’edificio custodisce l’antico simulacro di San Giovannino con la reliquia ed altre statue della devozione santoriale assieme alla tela del 1881 raffigurante il Cristo alla Colonna.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 96-97).
La cappella di San Francesco d’Assisi (ex San Nicola di Myra)
È la cappella superstite più antica di Carmiano, è già documentata nella visita pastorale del 1594 quando era ancora intitolata a San Nicola di Myra. Tra il 1880 e il 1885 inizia a riunirsi presso di essa il Terz’Ordine Francescano, iniziando dei lavori di ristrutturazione interni all’edificio e cambiando così la titolarità dedicandola al santo serafico.
Solo nel 2018 sono stati riportati alla luce degli affreschi ricoprenti l’intera volta e il muro dell’altare centrale. Vi sono affrescati le rappresentazioni di quattro virtù, dei quadretti con scene paesaggistiche campestre e marittime, nella volta una scena sacra non identificabile per il momento e sopra l’altare vi è riportato lo stemma della casa imperiale d’Austria Spagna e Sicilia portando la datazione degli affreschi ad un periodo risalente ad un arco di tempo compreso tra il 1581 e il 1668. Oltre agli affreschi di recente scoperta, la cappella custodisce dal 1885 circa la statua di San Francesco d’Assisi del Malecore di Lecce.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 79-85).
La chiesa di Sant’Antonio abate
È la chiesa della seconda parrocchia di Carmiano. La parrocchia fu fondata nel 1973 con le prime celebrazioni che avvenivano nell’attuale salone parrocchiale. Nel 1980 fu posta la prima pietra della chiesa e terminata nel 1984. Nel 1988 fu creata l’oasi verde attorno la parrocchia con la fontana “Redemptoris Mater”. Nel 1996 fu realizzato il campo di calcetto ed il parco giochi. Nel 2014 sono state posizionate e benedette cinque campane.
La chiesa presenta un’aula unica, sul presbiterio a destra vi è il tabernacolo incastonato in una croce greca di marmo, l’ambone a sinistra e al centro la mensa eucaristica. Sempre sul presbiterio sono presenti un grande Crocifisso ligneo e tre tele della pittrice Francesca Mele di Novoli. Nella tela centrale vi è la rappresentazione della Trasfigurazione del Cristo, nella tela di sinistra l’Annunciazione dell’angelo Gabriele alla Vergine Maria e nel dipinto di destra la cena dei discepoli di Emmaus. Il fonte battesimale dalla forma esagonale è posizionato a destra vicino al presbiterio, l’organo a sinistra. Vi sono due nicchie a destra con il simulacro di Sant’Antonio abate e a sinistra con quello dell’Immacolata.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 75-78).
La chiesa matrice di Maria SS. Assunta
I lavori della chiesa matrice iniziarono nel 1913 e si completarono in seguito a numerose vicende solo con la consacrazione nel 1961. L’edificio venne costruito per sostituire la vecchia matrice ormai piccola per le esigenze della comunità e in una condizione staticamente compromessa a causa di varie lesioni.
La chiesa è a croce latina, il presbiterio è formato dall’altare che richiama quello della vecchia matrice e dal rilievo policromo ceramico dell’Assunta realizzato da Enzo Assenza.
La chiesa custodisce: due affreschi dei Santi Pietro e Paolo risalenti al 1550 e otto tele risalenti al ‘700 e all’800 provenienti dall’antica matrice, oltre alle varie statue della devozione santorialecarmianese dei primi del ‘900. Inoltre vi sono tre recenti dipinti su tavola dell’artista Eupremio Petrelli.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 63-75).
La cappella Lecciso
In seguito ad alcune violente agitazioni, a causa della disputa sulla statua dell’Immacolata tra la Congregazione e la famiglia di Felice Lecciso, si decise, con atto notarile del 1864, di edificare una cappella sulla proprietà della famiglia Lecciso ove conservare la statua della patrona. Il simulacro della Vergine veniva custodito dai Lecciso, concesso alla congregazione per le festività riguardanti l’8 dicembre e alla parrocchia per le festività patronali della seconda domenica d’agosto.
La cappella sorge lungo la via Torricelli, la facciata ha un portale con timpano, sopra la cornice, un arco trilobato con all'interno una finestra ad arco ogivale, sul vetro è impresso il monogramma mariano ed infine in cima è visibile lo stemma del Comune. La volta è a stella, il pavimento in marmo, l’altare è tridentino con la nicchia della “Madonna nostra” sopra l’altare.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 89-91).
La cappella di San Donato
È la cappella del palazzo baronale dei Celestini sita lungo la via Lecce. Allo stato attuale risulta non accessibile al pubblico e abbandonata. È chiusa con un vecchio cancello di ferro malmesso ed una catena. Di piccole dimensioni, con due porte laterali che la collegano con gli altri ambienti, con un altare barocco di pregio e sopra di esso la cornice decorata con stucchi. Della cappella facevano parte due tele seicentesche smarrite: la Madonna di Loreto tra i santi Celestino, Benedetto, Gertrude e Donato, e l’Incoronazione di San Carlo Borromeo.
(Cfr. SPEDICATO M. U., Gli edifici di culto di Carmiano. Fonti e storia dal XV al XXI secolo, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 87-89).
La tenuta “Li Sala”
A 700 metri dall’abitato, lungo la strada provinciale per Novoli, sorge la tenuta “Li Sala”. Qualche anno prima della morte di Efrem Miglietta, benestante e proprietario terriero, assieme alla sorella Maria fecero una testamento pubblico dove donavano la tenuta “Li Sala” alla Società Salesiana di San Giovanni Bosco di Lecce, sotto il patronato della Curia Vescovile. Il fine della cessione era quello di far sorgere una scuola ad indirizzo agrario per la gioventù carmianese e dei paesi limitrofi. Nel 1954 sorse l’Istituto Enologico-Agrario e l’Oratorio quotidiano. Nel 1960 la casa salesiana abbonda di aspiranti. Ovviamente una casa religiosa, con annesso seminario, aveva bisogno di una cappella e fu così che venne creata nel palazzo, subito a sinistra dopo l’ingresso principale.
Dopo il 1973 i superiori dei Salesiani, optano di convogliare tutte le energie nella casa di Lecce. Il terreno fu così dato, dal Vescovo, in gestione ai padri Missionari di San Carlo, detti Scalabriniani, i quali si impegnarono con varie iniziative, denominate “La festa del Migrante” e poi “La festa delle genti”. Rinomati in Carmiano e dintorni furono i presepi artistici realizzati ogni anno con accorgimenti meccanici ed effetti luminosi, splendida attrazione a tal punto da attirare in quel posto numerosi visitatori. La cappella inoltre, il 25 ottobre 1997, fu arricchita da un bassorilievo in terracotta, opera dell’artista Luigia Rizzo, rappresentante il beato Giovanni Battista Scalabrini e santa Francesca Saverio Cabrini assieme a vari bambini e giovani di varie nazionalità.
Nel gennaio del 2004, dopo trent’anni di servizio, gli Scalabriniani passarono il testimone ad una nuova comunità religiosa, all’Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. I religiosi trasferirono da Roma il seminario minore con diciotto aspiranti alla vita dell’Istituto e riorganizzarono l’Oratorio con più di cento iscritti nel periodo estivo e una quarantina in quello invernale. Nell’ottobre del 2005, i Padri vennero raggiunti dal ramo femminile del loro istituto, le Serve del Cuore Immacolato di Maria, che andarono a vivere nel fabbricato adiacente al Palazzo, gestendo i servizi del seminario e curando il settore femminile dell’Oratorio.
A sinistra del palazzo, il giardino con un’edicola e una statua in resina della Vergine di Fatima, benedetta nel 2014 dal vescovo D’Ambrosio in occasione dei dieci anni di presenza della Comunità; nella parte retrostante il palazzo, è stato creato nel 2012 un viale con venti edicole con i misteri del santo Rosario e a seguire fu realizzato anche il grande Presepe permanente con la mangiatoia della Natività, le case dei pastori e il palazzo del re Erode.
Il palazzo baronale dei Celestini
Il Palazzo, che sorge sulla via Lecce, è testimonianza inconfutabile della permanenza dei Padri Celestini a Carmiano, che si insediarono nel 1448 in seguito alla donazione della regina Maria d’Enghien. È stato realizzato in varie epoche e presumibilmente il nucleo più antico risale alla prima metà del XIV secolo.La sua imponenza deriva dalle ragguardevoli dimensioni in lunghezza, pari a 45,50 metri, e in altezza, pari a 13 metri. Completamente realizzato in conci di tufo locale, è strutturato in due piani, comprendenti sale grandiose.Il prospetto del Palazzo presenta un'ampia superficie liscia movimentata da diverse porte e finestre ed un ampio portale affiancato ai lati da due nicchie di statue lapidee raffiguranti le due virtù dell’Umiltà e della Fede o della Speranza e incorniciato superiormente dallo stemma dell'ordine dei Celestini.
A sinistra del portone Durazzesco, una porta immette all'interno di una chiesetta dedicata a San Donato, ormai spoglia del corredo religioso ma ricca ancora di un altare fregiato da stucchi. La volta a botte dell'androne è completamente decorata da un affresco raffigurante la glorificazione dell'ordine benedettino.In una stanza adiacente alla chiesa compare sul muro un affresco di Madonna col Bambino che sovrasta un'apertura ad un piano interrato.Il piano superiore del Palazzo comprende una serie di stanze comunicanti con ampio e luminoso salone ricoperto da stucchi eleganti che incorniciano le porte di accesso ed alcuni riquadri ormai spogli di tele.
Tale bene architettonico, inserito tra gli immobili di particolare pregio del Comune, è stato riconosciuto dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Artistici e Storici della Puglia, di interesse storico e artistico.
(Cfr. I Celestini di Santa Croce tra Lecce e Carmiano. Il palazzo baronale da residenza signorile a manifattura tabacchi, a c. di SPEDICATO M., Galatina, Edizioni Panico, 2008)
Fontana monumentale
La fontana monumentale, di piazza Diaz, denominata volgarmente "la funtana rande" per le sue ragguardevoli dimensioni, rappresenta la storia del Novecento artistico-artigianale carmianese, in quanto costruita da maestranze locali. La prima realizzazione risale al 1922 , anno del completamento dell'Acquedotto Pugliese, quando fu definita "La fontana del Sele", dal fiume che l'alimentava.
La struttura originaria, progettata dallo scultore Antonio Bortone, si sviluppava in forma piramidale e ben proporzionata. Nel 1928 fu effettuato il primo restauro, che la trasformò in un simbolo fascista attraverso l'aggiunta di una scultura bronzea femminile raffigurante l'Italia, che con la mano destra incideva sul ceppo l'epigrafe commemorativa "MCMXXVIII anno della nuova era" mentre con la mano sinistra reggeva il fascio littorio.
Qualche anno dopo, trovandosi in condizioni precarie, fu demolita. Nella stessa piazza fu innalzata una nuova fontana alta m 3,95 in onore ai "Caduti in guerra" del 1915/18, come si evince dal bassorilievo bronzeo datato 1931 e realizzato dall' artista R. Giurgola , raffigurante un'immagine muliebre che rappresenta la patria.
La nuova struttura, completamente diversa dalla precedente, è formata da una base quadrata su cui si sviluppano in forma piramidale cinque gradoni in carparo; sul secondo sono inglobate simmetricamente due ampie vasche rivestite da uno strato di cemento. Sul quarto e il quinto, invece, sono state prodotte due superfici concave con simboli del regime ormai scomparsi. Nella parte centrale dell'ultimo gradone si svolgeva un parallelepipedo di marmo bianco, decorato da due teste bronzee leonine dalla cui bocca traboccava l'acqua. Su una delle sue superfici compare l'epigrafe: "l'acqua sgorga copiosa su questa terra feconda e madre di eroi"; sulla faccia opposta, invece, compare: "Carmiano riconoscente ai suoi caduti in guerra del 15/18". Superiormente si innesta un catino marmoreo del diametro di m 1,30 e profondo m. 0,60.
Dopo la caduta del Fascismo, la data commemorativa fu cancellata, i simboli furono rimossi, solo la pala bronzea fu salvata. Come tutti gli italiani, anche i carmianesi sentirono la necessità di rimuovere dalla loro mente il ricordo di quel periodo tragico; allora sentirono la necessità di modificare la fontana monumentale aggiungendo, all'interno della vasca superiore, un prolungamento del parallelepipedo su cui fu posto il simulacro della Madonna Immacolata in preghiera.
Fonte: Silvio Macchia, Emanuele Rizzo, Pietro Vergine, "La Fontana Monumentale di Carmiano", in "Lu Lampine", Quadrimestrale di Cultura Salentina, Anno XV, n. 3
Magliano
Il nome della frazione Magliano deriverebbe da quello di Manlio, centurione di epoca romana (II secolo a.C).
Stemma: Rappresentato da uno scudo nel cui interno sono contenute cinque maglie o anelli di catena, unitamente ad un ramoscello di ciliegio. Le cinque maglie della catena, da cui deriva il nome "Magliano", rappresentano i cinque casolari esistenti nel secolo XI, quando i Normanni istituirono gli stemmi, ed il ramoscello di ciliegio evidenzia la coltura preminente a cui erano dedite le famiglie residenti.
Fonte: Giovanni Paticchia, "Carmiano e Magliano - Compendio di storia patria", Panico, Galatina (LE), 2000
Magliano è situato nel centro della "Valle della Cupa" una vallata quasi tutta pianeggiante di origine carsica, che presenta terreni fertili destinati a vigneto e seminativo, facilit à d'accesso alla falda acquifera, presenza di banchi argillosi e abbondanza di calcarenite (tufo). Il paese era fino a qualche decennio fa un borgo prettamente agricolo, nelle cui campagne le famiglie signorili leccesi passavano le estati, in ricche residenze immerse nel verde. Nel territorio vi sono ancora casini e palazzetti, molti dei quali nuovamente abitati.
Fonte: www.comune.carmiano.le.it/vivere-il-comune/territorio/aree-territoriali/item/magliano
Cappella della Madonna dell'8 settembre o Cappella del Bosco
Sorge a circa un chilometro dall'abitato di Magliano in una località anticamente chiamata "Contrada Bosco" . Per questo fu denominata "la Cappella del Bosco" o "la Cappella della Cona", dal termine greco "icona" (immagine sacra). Volgarmente è detta anche "la Cappella della Madonna di Magliano", mentre dai residenti viene chiamata "Cappella della Madonna dell'8 settembre", giorno in cui si svolge la festa in onore di Maria Bambina, protettrice di Magliano.
Dalla descrizione fatta in occasione della Visita Pastorale del 1754 , si presume che l'altare pervenuto sino a noi sia l'originale. Ha subito però innumerevoli tinteggiature e vari spostamenti.
La cappella, crollata per la prima volta totalmente nel 1870 in seguito ad un uragano, fu ricostruita nel medesimo luogo.
Nel 1967, divenuta pericolosa per i fedeli a causa delle gravissime lesioni che si erano prodotte nei suoi muri, venne demolita e ricostruita con il contributo dei popolani nello stesso anno.
La sua struttura architettonica è molto lineare; ha una porta centrale, una trifora sul frontespizio e due bifore ai lati dell'altare, in alto. L'affresco raffigurante la Natività di Maria che noi oggi vediamo non è l'originale, ma soltanto una copia ad olio su faesite del 1980.
Fonte: M. Rosaria Tornese, "Magliano - La Cappella della Natività tra storia e leggenda", in "Lu Lampiune", quadrimestrale di cultura salentina, anno IV, n. 2, agosto 1988
Frantoio semi-ipogeo
Edificato probabilmente fra la seconda metà del secolo XVIII e i primi del secolo XIX , è stato l'unico frantoio attivo nella frazione di Magliano sino al 1945/48 circa. Nel corso degli anni ha avuto diverse superfetazioni che ne hanno cambiato l'aspetto originario.
Si compone di un grande ambiente a forma rettangolare, dove un tempo avveniva la trasformazione delle olive in olio, e di altri vani di misura minore, ai lati di esso. Sul lato destro si scorge l'ingresso al frantoio e una scala a rampa retta con lungo corridoio; superata la porta d'ingresso, a destra vi è un ambiente, dove era collocata la cisterna e al termine delle scale, sullo stesso lato, vi sono quattro vani adibiti a deposito di olive e morchia. Osservando l'ampia zona dove si svolgeva la molitura, si possono osservare le pietre molari della vasca, sei piattaforme di alloggiamento dei torchi con tracce di scanalature per la raccolta dell'olio e delle acque fetide, che finivano poi nelle rispettive vasche. Inoltre una stalla e due zone, di cui una con camino, adibita a cucina, e l'altra per il riposo dei "trappetari"; tre depositi per le olive, uno dei quali è chiuso; nel grande vano, vi sono poi, delle pile in pietra leccese e una lunga mangiatoia posticcia.
Tutto il frantoio è stato edificato in conci di tufo e quasi tutti gli ambienti sono coperti di volte a botte. Il lastricato è composto da lastre in pietra leccese, volgarmente dette "chianche".
L'ingresso è scandito da un'apertura con architrave lapidea di dimensione notevole, sul cui architrave è scolpita una croce latina a bassorilievo. Segni verticali incisi nella muratura indicano le giornate lavorative.
Sino ai primi anni del 1950 il frantoio è rimasto pressoché isolato sull'attuale via Trappeto; l'espansione degli ultimi decenni lo ha inglobato nel tessuto urbano.
Fonte: M. Rosaria Tornese - Antonio Monte, "Magliano - il trappeto semi-ipogeo"", in "Lu lampiune", n.1, Lecce, Aprile 1991, pp.25-34
Nuova Chiesa Maria SS.ma Assunta di Magliano
La costruzione della nuova chiesa Maria SS.ma Assunta, adiacente piazza degli Eroi, è stata ultimata nell'anno 2000.
Il fabbricato stilizza una croce e si sviluppa su due piani , seminterrato e rialzato. L' ingresso principale si affaccia su Piazza degli Eroi ed è sormontato da un'ampia gradinata di sette elementi, con una rampa di accesso per i disabili. La navata ha una superficie di circa 350 mq ed è illuminata da 10 finestre poste sui muri curvilinei, ove sono alloggiati dieci vetri istoriati raffiguranti i 10 Comandamenti.
Vecchia chiesa Maria SS.ma Assunta di Magliano
Non è possibile far rientrare questa chiesa in uno stile ben definito poiché ha subito notevoli modifiche, l'ultima nel 1957-58. Comunque, la semplicità della facciata e dell'interno dell'edificio richiama la sua origine di cappella e ci fa pensare ad una chiesa in stile romanico.
Il progetto è molto semplice, le uniche decorazioni si trovano sulla facciata che conserva un delicato rosone con "cancelli lapidei" , una trabeazione appena sporgente sul portale d'ingresso, la chiusura a timpano con le decorazioni a volute ed una croce, il tutto in pietra leccese.
Nel 1957-58 furono abbattuti alcuni tratti dei muri e un altare e vennero costruiti nuovi locali. Si procedette, inoltre, alla modifica degli altari posti nel transetto della chiesa. Questi due altari, dedicati uno - quello a sinistra dall'ingresso - alla Madonna del Rosario e l'altro - a destra - al Cuore di Gesù , sono in pietra leccese. Di entrambi non si conosce il periodo di costruzione, ma poiché sono uguali, dovrebbero appartenere ai primi del XIX secolo, quando l'edificio fu completato di tutto. Hanno però dei chiari riferimenti barocchi come putti con le ali, foglie munite che fanno da cornice, volute e così via.
L' Altare del Rosario è sormontato da una tela raffigurante la Vergine col Bambino con S. Domenico e S. Caterina, datata 1919. Nel 1957, sopra l'Altare del Cuore di Gesù, in una nicchia, è stata posta una statua in pietra dipinta.
Anche l'Altare Maggiore è stato rifatto "in toto"; questo - posto al centro del transetto - è in marmo di Carrara ed è stato consacrato nel 1957. Il campanile , costruito in conci di tufo, è uno dei pochi resti originali della chiesa.
Fonte: M. Rosaria Tornese, "C'era dunque, una volta, l'Italia", "Chiesa Matrice Maria SS. Assunta di Magliano" in Appendice, in "Premio città 84", Ordine degli Architetti di Lecce e Brindisi, Anno 1984
Orologio di Magliano
Sorge nel centro storico di Magliano e risale all'anno 1891 . Il locale sul quale è impiantato è la cappella dedicata alla Madonna del Carmine, sita in via Chiesa Madre. I lavori di decorazione e la cornice del quadrante sono realizzati in pietra leccese.
Fonte: M. Rosaria Tornese, "C'era dunque, una volta, l'Italia", in "Premio città 84", Ordine degli Architetti di Lecce e Brindisi, Anno 1984